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IMPORTANTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLE SERVITÙ COATTIVE

Risolvendo una controversia patrocinata dall’Avvocato Massimo Carlin e relativa alla città di Trieste, la Suprema Corte di Cassazione ha dettato un importante principio di diritto in materia di servitù coattive di passaggio, regolate, com’è noto, dagli articoli da 1051 a 1055 del codice civile.
La questione attiene ad un immobile di civile abitazione situato in una prestigiosa zona residenziale della Città giuliana e raggiungibile solo attraverso una ripida e perigliosa scala di oltre 100 gradini che si inerpica da una strada pubblica sottostante e giunge sino al cancello della casa.
Una tale via di accesso, all’evidenza, impedisce sia di giungere all’abitazione in qualsiasi forma non pedonale che di trasportare cose voluminose o pesanti e ancora impedisce l’accesso alle persone con limitata capacità di deambulazione o in avanzata età, come pure a quelle che debbono usufruire di mezzi su ruote.
Di fronte a ciò i proprietari della casa hanno chiesto la costituzione di servitù coattiva su una strada privata adiacente, ma hanno vista la forte opposizione dei proprietari di tale strada. Ne è così scaturito il giudizio, vinto in primo grado da chi chiedeva la servitù; in appello però la Corte ribaltava il giudizio sulla base della teorica dei “diritti autodeterminati” e “diritti eterodeterminati”. La servitù era stata infatti già proposta in giudizio in passato, ma sotto il profilo dell’usucapione di servitù volontaria, pertanto la Corte d’Appello ha ritenuto che non potesse essere più chiesta quale servitù coattiva.
La Corte di Cassazione ha rovesciato completamente il giudizio della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso dell’Avvocato Massimo Carlin, e affermando che il fatto che in passato ci sia stato un giudizio già in materia di servitù non impedisce che in un secondo momento possa essere proposta una nuova causa per ottenere la servitù coattiva di passaggio se ne sussistono i presupposti di legge. E nel caso specifico tutti i presupposti esistevano, perchè non si può pretendere che i residenti in una casa abbiano quale unica via di accesso una scala di oltre 100 gradini, sconnessa e pericolosa.
Il principio di diritto enunciato dalla Corte è molto importante e già una delle principali riviste giuridiche nazionali ha pubblicato l’annuncio della decisione che qui alleghiamo.

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